Di recente mi sono imbattuta in un articolo su una nota rivista femminile che si occupa di moda.
Sono stata calamitata dal titolo che racchiudeva in sé un concetto molto più che familiare a noi di Madamina, lo definirei, espresso a grandi linee, la filosofia sulla quale abbiamo fondato e su cui continuiamo a costruire la nostra azienda. Facile, elementare, ma non altrettanto semplice da seguire, mettere in atto.
Indossare un abito che ci corrisponda e parli chiaro di noi ci fa stare bene.
Attirata da un modo di vedere le cose così aderente al nostro non ho tentennato ad andare avanti nella lettura.
Si parlava della nuova collezione A/I 2018/19 di un famoso brand di abiti e accessori per donne, collezione che prendeva teoricamente le mosse dal pensiero diverso è bello.
Dopo aver introdotto il macro tema, l’autrice (o autore, chissà, il suo nome non compariva da nessuna parte) ne elencava tutte quelle caratteristiche che rendevano il messaggio visibile ad occhio nudo, testimonianze concrete della sua veridicità e un accento particolare veniva posto sui materiali adoperati, che per colori, fantasie, consistenze evocavano mondi distanti gli uni dagli altri, abitati da popoli altrettanto diversi, e quindi, a detta dell’autrice/autore, incarnazione massima dello slogan. Dalla loro fusione infatti nasceva qualcosa di originale, unico, diverso appunto, perciò bello.
Sempre a detta sua.
L’immediata conclusione a cui lei/lui voleva condurre noi lettori al termine del suo volo pindarico risultava essere praticamente un’operazione matematica :
amore verso il diverso + unione delle differenze = collezione che ti farà sentire speciale, come sei tu.
E’a questo punto dell’articolo che, confesso, ho iniziato a sentire odore di fregatura, e da lì è stato un balzo e tutti gli altri sensi ne sono stati investiti.
Tra le mani avevo qualcosa di molto poco interessante, grossolano, scritto alla rinfusa, senza una logica, insomma un pezzo che anelava a parlarmi di tutto, senza arrivare a capo di niente, un inanellamento di luoghi comuni, che per di più non prestavano minimamente fede al titolo, le sette parole che mi avevano invogliato a proseguire nella lettura, che mi avevano fatto addirittura immaginare di poter scovare nuovi spunti di riflessione, cambi di angolazione che con tutta probabilità a noi erano sfuggiti, in breve, illuminanti. E invece niente.
Quale era la connessione tra l’amore universale e l’esortazione iniziale a vestirsi “in armonia” con noi stesse? Certo, sono convinta che attraverso una serie di passaggi mentali si possa approdare (faticosamente) da un concetto all’altro e viceversa, ma non senza per l’appunto seguire un percorso a ostacoli, macchinoso. In sostanza davanti a me c’erano una manciata di termini ed espressioni modaiole incastrate le une con le altre in totale libertà.
E perché scomodare concetti così insidiosi che a non saperli trattare diventano subito inciampi, burroni, quando invece l’idea che il titolo trasmetteva era semplice, reale, buona a tal punto da non aver bisogno di fare appello ai grandi temi per essere spiegata?
E ancora quale è il motivo per cui prometti di parlarmi di fiori e finisci col raccontarmi di motori e non chiacchierando con una cicca in bocca sul divano di casa, ma su una rivista di moda a tiratura nazionale?
Poi, come per incanto… TIC… nella mia testa buia e brontolante una lampadina si è accesa. Tanti quesiti risolti da un’unica, banale osservazione:
si può mai scrivere un testo per promuovere una collezione millantandone lo speciale potere di farti sentire proprio te, quando l’idea stessa di collezione viaggia in direzione diametralmente opposta al c’è un solo ognuno di noi?
Ovviamente no.
E’una contraddizione in termini, naturale far appello ai grandi ideali per stordire il povero lettore, giocare con lui alle tre carte.
Quale è l’inganno? Farci credere che i brand che troviamo nei negozi, che offrono capi uguali ovunque, a Roma come a Singapore, possano vestirci dando voce a chi siamo davvero.
E’ un’illusione credere che un marchio possa offrirmi la possibilità di creare il look più giusto per me, quando dall’altra parte del mondo, o della strada, un’altra donna, diversa e quindi unica, starà facendo lo stesso identico acquisto, unica differenza contemplabile, la taglia.
Noi di Madamina concediamo l’uso dei trucchi, dell’illusione solo ai maghi e a malincuore dichiaro che non facciamo parte della categoria (e qui dentro voglio ribadire che ci piacerebbe parecchio). La promessa che facciamo ad ogni cliente che parte con noi per un Viaggio Madamina è quella di consegnarle al termine un capo unico, che la rispetti e la rispecchi, un abito su misura di tutto ciò che è lei, senza possibilità d’inganno perché si parte sempre in quattro, lei e noi tre, insieme ad ogni tappa, senza possibilità di tradirla perché per noi una promessa è una promessa e va sempre mantenuta.